L’11 novembre si festeggia San Martino. In questo periodo dell’anno le giornate si accorciano sempre di più e le ore di buio aumentano; le foglie cadono, il freddo cresce, e la vitalità dell’estate abbandona gradualmente il mondo naturale, che si prepara al riposo dell’inverno.
È tempo, quindi, di trovare la luce dentro di noi, lasciandola nascere dal profondo e mantenendola viva fino a quando il sole estivo tornerà a scaldarci l’anima.
Nella tradizione Waldorf, i bambini costruiscono lanterne colorate di diverse forme e materiali, ascoltano la storia di San Martino e talvolta preparano e cuociono pane con uvette e mandorle (o noci).
La sera dell’11 novembre, al crepuscolo, i bambini si ritrovano per una passeggiata alla luce delle lanterne. Durante la camminata, si cantano canzoni dedicate a San Martino.
La leggenda racconta che, in un giorno d’autunno, Martino incontrò un mendicante stanco e infreddolito. Mosso da compassione, tagliò in due il suo mantello con la spada e ne donò metà al pover’uomo. In quel momento, il sole tornò a scaldare la terra come in estate. Da qui nasce la tradizione dell’estate di San Martino, presente anche nel mondo contadino.
San Martino rappresenta quindi la luce interiore della carità e dell’empatia, valori che questa storia comunica attraverso immagini capaci di suscitare forze che lavoreranno silenziosamente dentro i bambini, per tanti anni a venire.
Canzone per la lanternata
Durante la passeggiata con le lanterne, è tradizione cantare alcune canzoni. Di seguito il testo di una delle più famose, in italiano e in inglese con spartito.
Io vado con la lanterna, la porto sempre con me. Nel cielo splende una stella e qui lei arde per me. La luce poi si spegnerà, rabimbe rabambe rabu. La luce poi si spegnerà, su bimbi a casa torniam. |
I go with my bright little lantern, my lantern is going with me. In heaven the stars are shining, on Earth shines my lantern with me. The light grows dim as we go in, la-bimba-la-bomba-la-boom. The light grows dim as we go in, la-bimba-la-bomba-la-boom. |
La leggenda di San Martino
San Martino era un bel soldato, giovane e forte. Se ne andava, in un giorno di novembre, lungo una strada di campagna e si riparava dalla pioggia con un pesante martello che l’avvolgeva tutto.
“Che brutta stagione!” disse guardandosi attorno.
Gli alberi avevano perduto le loro foglie e alzavano i rami stecchiti e nudi verso il cielo grigio, tutto uguale, che prometteva pioggia per chissà quanto tempo. Non c’era un fiore nei prati; quella poca erba era tutta inzuppata d’acqua e in mezzo vi saltavano le rane e facevano gre gre.
La strada era deserta, tutti stavano riparati dentro le case. Soltanto un mendicante se ne stava seduto sopra un paracarro, al margine della strada e tremava sotto la pioggia, cercando di ripararsi sotto pochi cenci che ormai erano intrisi d’acqua e non servivano più a nulla.
“Poveretto!” disse Martino, fermandosi davanti a lui… “Vorrei tanto aiutarti, ma i soldati sono poveri e ti dico la verità che in tasca non ho neppure una moneta per farti bere qualcosa che ti scaldi”.
“Non importa” rispose il poveretto rannicchiato sotto l’acqua. “Mi hai detto una buona parola. Anche questa è carità. Non capita spesso…”
“Aspetta!” disse a un tratto Martino “Qualcosa ce l’ho”. Trasse la spada e tagliò il suo mantello in due parti.
“Ecco qua” disse contento “Mezzo per uno e staremo abbastanza caldi tutti e due”. Posò il mantello sulle spalle del vecchio che lo guardava con riconoscenza e proseguì lietamente il suo cammino.
Poco dopo incontrò un altro mendicante, anche questi lacero e tremante sotto la pioggia gelida che veniva giù.
“Quanti poveri ci sono al mondo!” disse fra sé Martino e la sua bella contentezza era svanita. Lo spettacolo della miseria gli aveva rattristato il cuore. Senza neppure pensarci su un momento, si tolse la metà del mantello che si era gettato sulle
spalle e lo regalò al mendicante.
Martino camminava e pregava Dio per la povera gente e si sentiva il cuore pieno di amore e di pietà. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era neppure accorto che aveva smesso di piovere. Guardandosi attorno pensò di sognare. Il cielo si era
schiarito e le pozzanghere erano piene di riflessi azzurri.
All’orizzonte era apparso un bellissimo arcobaleno e il sole era caldo e luminoso. Le siepi erano tutte fiorite e gli uccellini, sugli alberi, cantavano lietamente. Non pareva più autunno, ma la dolce e tiepida primavera.
Dio aveva voluto ricompensare l’atto generoso di Martino e gli aveva mandato un segno della sua benevolenza.
Da allora, nel pieno dell’autunno, c’è sempre qualche giornata tiepida, il sole splende e i rami spogli provano anche a mettere qualche gemma. Gli uomini dicono che quella è l’estate di San Martino che il cielo, ogni anno, manda sulla terra per ricordare l’atto pietoso del Santo che regalò il suo mantello ai poveri.
Le lanterne di San Martino
Materiale necessario:
• Colla vinilica
• Acqua
• Pennello
• Carta velina (colori a scelta)
• Corda, fili di cotone o di lana, o fil di ferro
• Opzionale: foglie o fiori pressati
Se scegliete di realizzare la lanterna con il palloncino, gonfiatelo fino a raggiungere la dimensione desiderata, poi mettetelo capovolto (con il nodino verso il basso) su un barattolo di vetro e fissatelo a esso con dello scotch.
Dopodiché si procede facendo tanti pezzettini di carta velina dei colori scelti (o bianca se si desidera farla bianca con foglie e/o fiori).
Si prepara la colla in un contenitore mescolandola con un po' d'acqua, senza esagerare perché non deve essere troppo liquida o colerà dal palloncino.
Col pennello si prende la colla e la si spennella su una porzione di superficie, poi si prende un pezzetto di carta velina e lo si appoggia sopra. Poi si procede con altri
pezzetti di carta velina e altra colla, sovrapponendo anche i vari colori tra loro, fino a che tutta la superficie sarà coperta. Sarà necessario fare 3 o 4 strati per dare sufficiente solidità alla lanterna.
Una volta che tutti gli strati di carta velina sono stati attaccati e la colla è asciutta, si può rimuovere il palloncino dal vasetto di vetro e scoppiare il palloncino rimuovendolo. Con una forbice si può rifinire il bordo della lanterna per renderlo più regolare.
Infine il manico: si fanno due buchi diametralmente opposti e si infila il manico che può essere realizzato con dei fili di lana o cotone (per esempio facendo una catenella) o con del fil di ferro.
Bisogna solo avere l'accortezza di fare il manico sufficientemente lungo da non scottarsi con la fiammella del lumino.
Usando un vasetto di vetro il procedimento è il medesimo: la colla viene applicata sul vetro, poi si attacca la carta velina (in questo caso bastano anche due strati) e il manico lo si crea agganciando la corda o il fil di ferro alla parte alta dove normalmente si avvita il tappo.
Quando accenderete il lumino all'interno della lanterna, si compirà la magia e vedrete la meraviglia negli occhi dei bambini.
È buona abitudine predisporre un posticino in casa per riporre la lanterna e trovare un momento, durante la giornata, per accenderla. Magari la sera prima di andare a dormire.
Michela